Come prendersi cura delle persone nel “next normal”. Una conversazione con Paolo Iacci, Fabio Troiani e Rosario Sica.
Dal febbraio 2020 il mondo è stato catapultato in una realtà da film horror: la diffusione repentina e ampia del virus Covid-19 ha colto impreparata la maggioranza delle società occidentali e orientali, riversandosi con effetti dirompenti sul tessuto economico e sociale, mettendo le organizzazioni di fronte a una serie impressionante di nuove sfide.
Se da un lato la contingenza ha sicuramente accelerato processi di cambiamento già in atto nel mondo del lavoro e ha forzato alcune convinzioni consolidate, dall’altro il cambiamento innescato, in alcuni casi, è parso “momentaneo e precario” in attesa di un ritorno alla “normalità” pre-pandemica.
Ad oggi, non solo è difficile ipotizzare un ritorno ai precedenti modelli, ma occorre ulteriormente inquadrare le evoluzioni delle aziende nei prossimi mesi come parte di un processo a lungo termine. Un processo che difficilmente approderà ad un “new normal”; piuttosto, ad un alternarsi di “next normal” cui adeguarsi rapidamente.
Come ricordavo in una Conversazione con Mario Perego e Franco Ferrario qualche giorno fa, questo scenario pone al centro dell’attenzione un concetto centrale dello Humanistic Management, la Cura: una parola di enorme spessore. Nella storia della filosofia moderna è stato soprattutto Martin Heidegger a valorizzarla in una riflessione che parte dalla rilettura di Platone. Per Heidegger l’uomo (l’esserci) ha come sua determinazione esistenziale l’essere-nel-mondo, ovvero la relazione con gli altri enti, quelli che in termini aziendalistici chiameremmo risorse tecniche, economiche ed umane.
E questa relazione costitutiva, in cui consiste propriamente la nostra umanità, si qualifica come un prendersi cura degli altri enti, in particolare degli altri uomini. E possiamo prenderci cura di loro, dice Heidegger, in due modi: ponendoci al loro posto, sottraendo loro il proprio prendersi cura, quindi dominandoli e rendendoli dipendenti da noi; oppure aiutandoli nel loro prendersi cura, affinché divengano trasparenti a se stessi e liberi nella propria cura. Nel primo caso si avrà una coesistenza inautentica, nel secondo caso una autentica.
Questo assunto farà da guida alle Conversazioni che prendono vita da oggi (raccolte attraverso l’hashtag #EmployeeCaring) e seguiranno nelle prossime settimane, con l’obiettivo non tanto di definire l’assetto e la forma delle organizzazioni post-Covid, quanto di identificarne gli ambiti prioritari di intervento e fornire alcune linee guida su come far sì che questa evoluzione diventi sistemica e si trasformi in un turning point strategico.
Iniziamo il percorso con Rosario Sica, CEO di OpenKnowledge-Gruppo Bip, che ha appena pubblicato un volume intitolato Dall’employee experience all’employee caring. Le organizzazioni nell’era post Covid-19, Paolo Iacci – Presidente di ECA Italia e di AIDP Promotion, nonché autore di numerosi volumi di management e sviluppo delle risorse umane – e Fabio Troiani – CEO del Gruppo Bip e autore di diversi articoli sull’innovazione applicata all’impresa e del libro Chief Information Officer, la sfida dell’innovazione pragmatica.
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