Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 82 – Storytelling Pop. Verso il Pop Branding (Note a margine, con excursus filosofico)
La (difficile?) convivenza fra Autenticità e Virtualità
Autenticità: è questa forse la più ricorrente fra le tante parole chiave individuate all’interno della ricchissima conversazione sul Pop Branding pubblicata in due parti (Prolegomeni 80 e Prolegomeni 81), in vista dell’evento Il Branding e il Marketing nella Società 5.0 (Hyper Smart Society), che si svolgerà il 26 febbraio dalle 17.00 alle 19.00 con light dinner a seguire, presso Google Italia in Via Confalonieri, 4 – Milano (andato sold out poche ore dopo la pubblicazione di Prolegomeni 80).
Ma è possibile essere autentici nella HyperSmart Society? Coniugare gli “effetti speciali” delle nuove tecnologie con l’”autenticità” delle interazioni non produce un inevitabile ossimoro? Il dubbio è lecito.
«Massimiano Bucchi ricorda, nel libro Confidenze digitali, l’improbabile Clippy, l’assistente virtuale a forma di graffetta da ufficio introdotto da Microsoft nel sistema operativo Windows, nel corso della seconda metà degli anni Novanta. Ciò che stupiva di Clippy, oltre al suo materializzarsi in maniera perlopiú inopportuna, era il tono amichevole e confidenziale nei nostri confronti. Un tono tipicamente umano. L’obiettivo implicito era il rapporto più intimo possibile – dunque, nelle intenzioni, più autentico – con il cliente, tratto distintivo dello stile marcatamente informale dei colossi tecnologici della Silicon Valley» (Davide Sisto Virtual influencer. Il tempo delle vite digitali).
Oggi Clippy è una delle attrazioni digital freak esposte nel Museum of Failure, l’esposizione itinerante e online, che esiste dal 2017 e che celebra i fallimenti, in compagnia di oggetti quali «il preservativo spray, i Facebook Gifts, il LaserDisc, l’Apple Newton, l’additivo Olestra che voleva rendere dietetici cibi che non lo erano ma che causava crampi e diarrea, il gioco da tavola su Donald Trump (ma chissà che adesso qualcuno non lo riesumi, NdR), la Crystal Pepsi, la New Coke, una discutibilissima sedia massaggiante, i Google Glass, Google Wave, Theranos, il vibratore We-Vibe, il Modo, il sito Pets.com, gli “occhiali per la musica digitale” di Oakley e quelli magnetici di Nike, il CueCat (uno scanner che voleva diventare una sorta di nuovo mouse), i copridita per smartphone, il videogioco di Atari su E.T. (“il peggior videogioco al mondo”), il sito di Amazon per prenotare gli alberghi (aperto e chiuso nel 2015 nel giro di sei mesi) e il Vasa, il vascello andato a picco pochi minuti dopo essere stato varato» (Fallimenti da museo, Il Post, 2021).
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