Humanistic Management x.0 per le Aziende
La massiccia diffusione del web 2.0 e del social networking, sintomo evidente non solo della pervasività delle nuove tecnologie della comunicazione, ma di un profondo mutamento sociale, pone alle organizzazioni una sfida cruciale. Questo cambiamento investe infatti i dipendenti come i clienti, gli shareholder e gli stakeholder, insomma ciascuno di noi. Diventa necessario rivedere le proprie politiche e i propri strumenti di comunicazione, di formazione, di change management, di relazione con il territorio e le comunità. In una parola, la propria cultura d’impresa. La capacità di comprendere la natura conversazionale e web based di questa svolta epocale è essenziale per la sopravvivenza stessa delle aziende.
Un nuovo dominio manageriale
Siamo di fronte ad un difficile problema di ordine strategico poiché richiede un ripensamento integrale della intera corporate identity, dei modelli organizzativi e dalle modalità di gestione, oltre che un forte rinnovamento sul piano degli strumenti tecnici messi in campo. Occorre in particolare sviluppare un nuovo dominio manageriale che preveda modelli organizzativi metadisciplinari, abbattendo le barriere fra chi si occupa di Comunicazione, Risorse Umane, Sostenibilità e Innovazione. Come da qualche anno gli analisti internazionali vanno dicendo, le aziende che non si adeguano al loro interno alle nuove modalità di comunicazione avranno difficoltà a trovare e trattenere nuovi talenti, dunque a essere creative e competitive. E purtroppo le imprese pubbliche e private continuano mediamente a essere in gravissimo ritardo su questo punto cruciale.
Lo Humanistic Management offre modelli, strategie e progettualità perfettamente adeguate a dare delle risposte concrete su questa complessa serie di questioni, con un approccio originalmente italiano.
L’impresa come opera collettiva
In primo luogo, l’approccio collaborativo dello Humanistic Management caratterizza tutta la produzione teorica relativa al paradigma innovativo che viene proposto. Il Manifesto dello Humanistic Management è nato da un team di 12 fra i massimi esperti di organizzazione e formazione aziendale della penisola; Nulla due volte è arricchito da 25 testimonianze di nostri manager, sociologi, filosofi, politici e scrittori; Le Aziende InVisibili è un’opera collettiva scritta da 100 personalità eccellenti in altrettanti campi dell’arte, della scienza, della tecnologia, dell’economia, della cultura italiane.
Non solo teoria, ma progetti concreti
Lo Humanistic Management non vive di sola teoria: per stare al periodo più recente, il rilancio operato da Marco Minghetti nell’ambito della Scuola Mattei dell’ENI negli anni fra il 2005 e il 2008 – durante i quali la Scuola ha triplicato la propria produttività dimezzando i costi – ha mostrato la straordinaria attualità della visione umanistica di Enrico Mattei: valorizzare i migliori talenti italiani e di 70 Paesi del mondo per formare la classe dirigente del futuro.
Allo stesso modo, nel 2009-2011, la progettazione e l’avvio di ideaTRE60 mostra come possa essere fertile in termini di social innovation l’ibridazione delle nuove tecnologie della comunicazione con il patrimonio etico che ha le sue radici nell’Umanesimo italiano.
Le Aziende nell’era della Socialnomics
D’altro canto, è anche vero che la progressiva globalizzazione dei mercati comporta la necessità di individuare linguaggi comuni, best practices, standard sovranazionali. La risposta è che la cultura industriale dello Scientific Management è stata egemone per ragioni storiche precise. Ma è oggi veramente adatta al caso italiano? E, più in generale, si tratta di una cultura adatta all’era della Wikinomics, più di recente denominata giustamente Socialnomics, l’economia fondata sul social networking? Ragioni teoriche e testimonianze concrete ci dicono di no. Ha scritto il guru del management Gary Hamel nel novembre 2011: “Il modello gestionale che predomina nella maggior parte delle organizzazioni risale ai primi anni del ssecolo ventesimo. A quel tempo, gli innovatori del management erano focalizzati sulla sfida di ottenere larghe efficienze di scala. La soluzione che adottarono fu l’organizzazione burocratica, con una forte enfasi su standardizzazione, specializzazione, gerarchia, conformismo e controllo. Questi principi costituiscono i fondamenti filosofici del management 1.0 (ovvero dello Scientific Management formalizzato da Taylor nel 1911, ndr) e sono profondamente radicati nei processi cognitivi e operativi del management attuale. Praticamente in qualsiasi tipo di organizzazione troviamo che il potere scende dall’alto in basso, che le strategie sono definite da un vertice ristretto, che gli obiettivi sono assegnati e non scelti, che è imposto un controllo ferreo e che sono i senior executives ad allocare le risorse. Prima del Web, era difficile immaginare alternative a questa ortodossia manageriale. Ma Internet ha determinato l’esplosione di nuove forme di vita organizzativa – in cui il coordinamento si ottiene senza centralizzazione, il potere è il prodotto dalla capacità di contribuzione invece che dal ruolo occupato, dove la conoscenza condivisa da molti trionfa sull’autoritarismo di pochi, nuovi punti di vista sono valorizzati invece che soffocati, le comunità si formano spontaneamente intorno a specifici interessi, le opportunità di innovazione travalicano la ferrea distinzione fra vocazioni professionali e hobby personali, i titoli formali contano meno della capacità di fornire valore aggiunto, le performance sono valutate dai tuoi pari grado, e l’influenza viene dalla abilità a diffondere informazioni invece che dal tenerle nascoste”.
Un made in Italy organizzativo
L’Italia dunque può stare nel mercato globale, sviluppando i suoi fattori materiali e immateriali di genius loci; ma soprattutto il made in Italy è da generalizzare a tutta la nostra produzione.Di più, è possibile, come dimostra fra le altre l’esperienza di The Renaissance Link, proporre modelli e pratiche alternative al taylorismo anglosassone ancora oggi dominante, a cento anni dalla pubblicazione dei Principi dello Scientific Management (1911). Lo Humanistic Management può essere un made in Italy organizzativo.
MarcoMinghetti.com
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